I rilevatori PID sono comunemente usati per monitorare i VOC (Composti organici volatili), che, se presenti a concentrazioni elevate, deteriorano la qualità dell’aria interna e causano problemi di salute.
Il PID può monitorare oltre 700 specie di VOC, configurandosi come un ottimo “first responder”.
Tuttavia, la sua applicazione incontra un limite nell’incapacità dello strumento di determinare direttamente il tipo di gas rilevato.
Ad esempio, se in un impianto chimico sono presenti sia propilene che acetone, il PID rileverà il livello di concentrazione in ppm (parti per milione) di entrambi gli agenti, tuttavia non sarà in grado di determinare se la perdita rilevata sia propilene o acetone.
Nessuno di questi due gas dovrebbe essere presente nell’aria, in quanto dannosi per l’ambiente e per la salute dell’uomo.
I PID fissi possono allora essere utilizzati come strumenti strategici per prevenire i rischi di fughe di componenti volatili organiche.
Nel fare ciò è necessario considerare i limiti e applicazioni dei fotoionizzatori PID:
Tuttavia, se è disponibile un PID specifico per il gas in questione, allora quest’ultimo risulta più appropriato.
Ad esempio, se sono interessato a rilevare la presenza di acido solfidrico nell’ambiente, la scelta migliore è quella di installare un rilevatore specifico e sensibile a questo agente.
Questo è da tenere in considerazione per giustificare falsi allarmi o allarmi per VOC non considerati ma comunque presenti nell’ambiente in analisi.
Ad esempio, un rilevatore PID correttamente posizionato in una fabbrica che produce cianoacrilati può garantire che i processi siano sicuri e ben ventilati e quindi proteggere i lavoratori dalle emissioni.
Tuttavia, posizionare gli stessi rilevatori su una linea di produzione di veicoli, per monitorare i lavoratori che utilizzano adesivi nella catena di produzione, potrebbe portare a risultati più scarsi.
In questo caso, i nuovi veicoli emettono tutti i VOC caratteristici di vernici, cere, oli e solventi: questi vanno a mescolarsi con gli eventuali VOC tipici delle postazioni di lavoro in ambienti chiusi.
Qui, dunque, non sarebbe possibile isolare i VOC emessi singolarmente dagli adesivi, poiché la fabbrica ha un background di agenti inquinanti ad alto potenziale.
Alcuni gas e vapori possono reagire fotochimicamente e formare composti, che rivestono le superfici interne del PID causando una sensibilità ridotta o, in alcuni casi, il guasto del dispositivo.
Ad esempio, la fosfina reagisce fotochimicamente producendo ossidi di fosforo: questi ultimi si depositano lungo le superfici interne dello strumento, influenzandone le prestazioni.
Esistono tecnologie alternative di rilevamento della fosfina, le quali però utilizzano procedure di calibrazione piuttosto complesse; di conseguenza, il PID rimane comunque l’opzione migliore.
L’umidità può infatti causare correnti di dispersione o rifrangere la luce UV con conseguente riduzione della sensibilità dello strumento.
I nostri PID modelli Tiger e Falco utilizzano un brevetto innovativo chiamato Fence Electrode, che annulla i problemi comuni di interferenza dell’umidità.
Ion Science è leader nel rilevamento di perdite ed emissioni di VOC nell’ambiente
ed in queste scelte è necessario considerare i limiti e applicazioni dei fotoionizzatori PID.
Ion Science, disponendo di una vasta gamma di strumenti (portatili e fissi), è pronta
ad assistervi nella scelta della tecnologia più adatta a ciascuna specifica applicazione.
In questa sezione è possibile consultare le nostre offerte.
Autore: Alessandra Galliera Social Media Manager
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